Brasiliano e vicentino, il pittore Portinari raccontato agli studenti

Regione Veneto

Grandi emozioni all’istituto tecnico per geometri Antonio Canova di Vicenza. Le ha regalate la lezione sull’opera di Candido Portinari, fra i massimi artisti brasiliani del XX secolo, tenuta dal figlio del pittore, Joao Candido Portinari, inserita nel primo ciclo didattico sulla storia dell’emigrazione veneta finanziato dalla Regione Veneto per quest’anno scolastico.
Nato nello stato di San Paolo il 29 dicembre 1903, Candido, della cui figura si è occupata la rivista Vicentini nel Mondo nel numero 2 del 2018, era infatti figlio di due emigranti vicentini: Giovanni Battista Portinari, partito in cerca di fortuna dalla poverissima Chiampo di fine ‘800, e Domenica Torquato, la cui famiglia era invece di origini bassanesi. Prendendo le mosse dall’infanzia del padre, trascorsa nella fazenda dove si coltivavano tonnellate di caffè brasiliano, Joao Candido ha tracciato per capitoli la vita appassionante e intensissima di un uomo che sin dai primi anni di vita si è sentito investito da una missione: dipingere il suo Paese.
Autore prolifico quanto eccezionalmente empatico, nei 59 anni della sua vita, conclusasi con la morte avvenuta nel 1962, Candido Portinari ha prodotto oltre 4mila600 opere imbevute di un realismo articolato e camaleontico, dove è possibile rintracciare gli echi più difformi: da Picasso ai maestri rinascimentali del ‘500, da influenze cubiste alla protesta politica espressa dai tipici murales della pittura sudamericana. Ostinatamente impegnato a raccontare, con straordinaria gamma di temi e stili, il proprio, amatissimo “Brasil”, l’artista di origini vicentine lo ha fatto così bene da conquistare fama anche al di fuori del proprio Paese. Da qui l’onore giustamente concessogli di dipingere i due monumentali pannelli che, sul tema “Guerra e pace”, dagli anni ’50 adornano il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, a New York.
Questo e altro, ricavato dall’affascinante esistenza di suo padre, Joao Candido ha raccontato alla platea degli studenti del Canova. Che, riconoscenti, lo hanno lungamente applaudito.

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